L’uomo lascia Cesare in qualunque istante della sua vita e tanto potere cessa di essere, mentre non può lasciare Dio perché l’uomo è di Dio
Da quando l’uomo si è organizzato realizzando la società basata sullo scambio e, pertanto, sul mercato, è nata l’esigenza di conoscere il “giusto” fra Cesare ed il popolo.
Cesare è colui che chiede in base ad un regolamento che raccoglie in sé sia le sue esigenze che quelle della gente. Cesare istituisce le regole che permettono a se stesso di governare ed al popolo di vivere. Dall’alto del potere, colui che governa è anche colui che sa e che vede, fotografando così le varie necessità, promuovendo la legge del dare e dell’avere. Cesare chiede per poter dare e spesso il suo chiedere non rispecchia la giustizia perché non trova nel dare la proporzione equa di chi giustamente deve ricevere. Si instaura così un circolo vizioso che viaggia in una sola via: quella del prendere a discapito di chi deve solo dare. Questo crea l’esasperazione del popolo fino a renderlo dubbioso circa quella giustizia di un governo che nutre solo se stesso e le alte cariche in esso operanti. Il divino, che di divino ha solo lo sfruttamento, scema nel cuore della gente che vive solo di doveri senza mai alcun piacere. Sotto il giogo della legge di Cesare, gli uomini erano e sono stanchi. Il peso delle esigenze di chi governa è troppo, ed in nome della giustizia che non regna nasce la ribellione.
Dio viene ad abitare là dove Cesare governa e come qualunque altro cittadino gli viene chiesto il parere se fosse giusto pagare il tributo.
Gesù, Dio con gli uomini, ascolta con rispetto la domanda (se fosse giusto pagare il tributo a Cesare). La Sua risposta è breve ma pungente per quella povera gente che voleva ascoltare la Voce Autorevole del Messia ed esserne consolata. La risposta è asciutta e determinata. Gesù chiede a colui che lo interroga di osservare la moneta quale mezzo di scambio e lascia che si osservi il volto di chi è impresso sulla stessa. Il volto di Cesare non lascia dubbi perché quella moneta è solo sua e risponde, chiedendo di chi fosse quel volto inciso. La risposta è stata: “Di Cesare”. Aggiunge Gesù che, essendo di Cesare, il tributo andava pagato a Cesare stesso con il mezzo di Cesare quale denaro, ma conclude di dare a Dio ciò che è di Dio!
Con tale risposta fa notare che esiste, oltre al governo del mondo, ricco della sua ricchezza, un altro Governo potente del SUO POTERE, quello di Dio. Il primo, operante con mezzi umani, il secondo operante con potere Divino.
Risponde al mondo che vive nel mondo di non entrare nelle viscere che imprigionano ulteriormente la vita perché Cesare vive di se stesso, pertanto lasciargli ciò che gli appartiene: la ricchezza, ove il suo volto è imprigionato!
Chiede all’uomo di elevare lo sguardo in Alto, ove un altro Governo chiede giustizia. Non pretende ricchezza, né potere umano, bensì solo ciò che è Suo: la vita.
L’uomo lascia Cesare in qualunque istante della sua vita e tanto potere cessa di essere, mentre non può lasciare Dio perché l’uomo è di Dio.
La moneta di Cesare è Cesare, non l’uomo, mentre la ricchezza di Dio è l’uomo che, essendo incalcolabile nella sua preziosità, va dove solo Colui che lo ha così voluto lo attende.
“Dai a Dio ciò che è di Dio”, puntualizza Gesù ed invita il popolo a non fermarsi dinanzi ad un volto impresso in un metallo, bensì ad elevarsi per ritrovare il Suo posto nel Governo del Suo Dio che regna nel Dare per lasciare le Sue creature godere di tutto il Suo Potere.
Dio Dà e nel Suo Dare invita gli uomini ad offrire se stessi quale dono gradito a Lui che li AMA!