Assisi …
Il giorno in cui sentii mio figlio chiamarmi “babbo” sembrava che il mondo fosse piccolo ed io grande.
Ero fiero di me e del capolavoro che avevo messo al mondo. Lo coltivavo giorno dopo giorno, come la terra nelle mani del contadino ed aspettavo la sua crescita per vedere il frutto del mio amato lavoro.
Lui, Francesco, mi ascoltava ed ubbidiva ai miei insegnamenti e mi trasmetteva la forza della paternità per essere il figlio modello che ogni uomo avrebbe voluto avere.
Per non parlare della gente! Ovunque andassi, ricevevo lodi, applausi, inchini e… Dio sa quanti progetti per la sua sistemazione. Le più belle donzelle di Assisi speravano che lui le degnasse almeno di uno sguardo e quanti cuori ha lasciato nella illusione di essere la prescelta sposa del giovane più ambito della città!
Lui rispondeva “sì”… alle sue amicizie femminili ma, in modo particolare, per nessuna manifestava un certo interesse.
La nostra famiglia era proprio felice ed io ne andavo orgoglioso. Oggi, con la mia barba lunga, vedo l’appassire dei miei sogni che con Francesco diventavano numerosi e mi mantenevano giovane.
Dietro a questi vetri il cuore si infrange come un vetro su una strada, sotto le ruote di un carro.
Coperto di stracci! Ecco il mio bambino, ecco il mio Francesco! Lo vedo mentre la sua mano si tende e l’altra lo rifiuta, spingendolo e facendolo cadere.
Vorrei correre da lui per alzarlo, ma… non posso! Una forza mi tiene lontano dall’amore che il cuore mio vorrebbe ancora manifestare e per quella forza… muoio!
Muoiono fermi nel mio cuore i viaggi nei lontani paesi e la gloria per le conquiste da portare a casa quali trofei di coraggio e di forza.
Muoiono le ore che non hanno più sapore se non nello spiare quel “giovane” che per me non ha più nome se non il “pazzerello”.
Mi nascondo tra un vicolo e l’altro in cerca di silenzio e di scoprire dietro agli usci semi chiusi il parere e le ultime notizie su di lui.
Lui, la mia creatura che non è più mia! Vorrei parlare da uomo a uomo a quel Padre di cui tanto si vanta ed al quale ha dato la sua parte migliore. Io, che gli ho impastato la carne e, nella carne, il cuore, sono stato tradito perché a Lui lo ha donato.
Mi brucia nel petto il desiderio di lottare e di vincere Colui che mi ha rapito il sangue, ma più lo cerco e meno lo trovo, se non nella forza del mio bambino che è divenuto grande fra le Sue braccia.
Perché è questo che toglie alla mia vita la dignità di padre. Lui, che neppure so chi sia, ha raccolto il mio piccolo e lo ha reso grande a modo Suo.
Volevo ricchezza per lui e gli ha dato povertà; volevo grandezza e gli ha dato miseria; volevo orgoglio e gli ha dato umiltà; lo volevo uomo e si dice che lo ha reso… Santo…
Forse io non capisco, ma una cosa so: che il mio Francesco è quello mio e mai accetterò chi da me non è stato educato fino in fondo.
Accidenti a questa lacrima: ha bagnato la sua testa giù per strada e il suo sorriso mi è arrivato fino qua.
Vorrei rispondere… ma non posso!