E’ proprio vero che Dio vuole dalle sue creature che imparino a credere alla Sua Onnipotenza oltre ogni limite dell’umano.

Dinanzi a qualsiasi evento la Sua Opera interviene fino a ribaltare quell’impossibile che all’uomo fa tanta paura. Incontra Gesù lungo la Sua Via gli afflitti nell’anima e sa dare con la Sua parola di sapienza quella energia che ripristina la nuova condizione nella fiducia che tutto può ricominciare.

Si rivolge ai piccoli e grandi peccatori e li chiama con l’Autorità di chi può rimettere quella colpa che pesa ed uccide la speranza della salvezza.

Sa, Gesù, che il peccato non è abbastanza pericoloso in quanto tale ma è devastante in quanto la solitudine che esso produce isola l’uomo fino a fargli realizzare un adattamento a quella condizione con una nuova rassegnazione, quella di chi non può più alzare gli occhi al cielo.

Il peccato può creare un nuovo mondo con nuove leggi e nuovi adattamenti ad esse. Tutto questo avviene portando le creature a convincersi che il nuovo regolamento che esso contiene è sicuramente più benefico di quello della Salvezza.

Ecco che dove Dio chiede la non separazione che ha in sé la Sua perfezione formativa dell’essere, l’uomo trova, invece, ogni nuovo elemento che nella sua apparente giustificazione convince e lo confonde così fino a renderlo cittadino della nuova condizione.

Si è formata una civiltà ove la divisione fra coniugi è diventata l’unica via per essere felici. In essa i figli imparano a vivere come corpi viaggianti che nella non stabilità del nucleo realizzano sin da piccoli una libertà capace di renderli "adulti" per difesa. Imparano ad essere forti per sopravvivere ed usano quale arma consolatrice il denaro che fra un genitore e l’altro li segue fino ad offuscare totalmente la verità della figura paterna e materna.

I genitori divengono per i figli solo un mezzo di sostentamento e di sicurezza che non si rispecchia più nelle loro persone e nei ruoli che hanno, bensì sulle "COSE".

Il denaro diviene il loro educatore e l’ago di quella bilancia che non fa riposare se esso non è costantemente presente.

I sensi vengono appagati dagli acquisti, dai divertimenti, dal poter essere grandi con un proprio meritato guadagno in una situazione ove l’unica verità nel dover essere l’uno per l’altro il compimento della crescita e della maturazione, viene ucciso fino a far convincere che a prescindere la guida del genitore la vita va.

Non ci si preoccupa se quell’andare è per garantire il piacere di quella prima società fondata sul sangue e su un amore che dovrebbe avere la forza di saper sopportare oltre ogni convincimento le vicissitudini e seminare nel tempo che la famiglia sa di essere tale in quanto sa vincere ogni evento. Tutto questo è possibile se si impara a confidare che Dio può tutto e che coloro che in Lui sperano non resteranno delusi. Dinanzi all’evento più drammatico che terrorizza il genere umano, la morte, Gesù richiama la nostra fede ad essere interprete della potenza di Dio. E’ un momento glorioso quello in cui Gesù, forte dell’unità con il Padre, riporta Lazzaro in vita e sbalordisce così ogni uomo che dinanzi all’evidenza del massimo dolore Dio interviene. Vorrei che entrasse la nostra mente la risposta di Gesù alla sorella di Lazzaro quando, nella sua naturale ed umana condizione per l’evidenza dell’accaduto, risponde rassegnata che il fratello era morto e nulla più.

"Donna di poca fede", dice Gesù a tutti noi che nei nostri sepolcri di vita quotidiana non guardiamo in alto verso Chi tutto può e tutto concede: Dio!

 

Alba Di spirito

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