Dice San Paolo: “Completo su di me le sofferenze di Cristo”. Parlare dei Santi vuol dire mostrare il volto di Gesù in perfetta unità con il Padre. Vuol dire conoscere la forza dello Spirito Santo che rende possibile ogni cosa; vuol dire essere una cosa sola con Dio.
Non c’è Santo che non mostri tale unità fino ad essere Eucarestia vivente in ogni generazione. Il Santo è il Martire del Martire Divino ed in lui è anche opera salvifica per l’umanità mediante il Suo Esempio.
Il Sangue dei Martiri grida vendetta come è scritto nell’Apocalisse ma, quale vendetta se non il desiderio che si consumi l’opera del Salvatore mediante le generazioni ove l’Eucarestia si mostri a loro?
“Questo è il Mio Corpo … e questo è il Mio Sangue … prendete e mangiatene tutti” dice Gesù.
Non può essere il Banchetto Divino una semplice consumazione di elementi fini a se stessi, bensì un incontro d’unione fra l’invitato ed il Suo Dio che gli chiede la partecipazione al Suo Sacrificio ed anche al Premio che da esso ne deriva.
Il Santo beve nel Calice di Gesù e mangia quel Corpo nella consapevolezza di essere Lui il Gesù che vive.
Dice San Paolo: “Non sono più Io che vivo ma è Cristo che vive in Me”.
L’unità che Gesù ha realizzato è il frutto dell’Amore che Dio Padre per mezzo del Suo Spirito realizza con il Figlio.
Nella medesima onda ogni creatura diverrà portatrice dell’Amore di Dio, portando al mondo l’adempimento di quella volontà divina che vuole l’uomo nel Figlio quale partecipazione totale per godere la ricchezza totale della vittoria di Dio su ogni Principato ed ogni Potestà.
San Paolo va a riprendersi quella Corona Regale che Gesù gli promette ed il Sangue dell’Apostolo testimonia che dove è il Padrone la è anche il Suo Discepolo.